Cytomegalovirus e gravidanza

Cytomegalovirus e gravidanza – in breve

L’infezione da Cytomegalovirus (CMV) è molto comune, specialmente nei bambini sotto i 3 anni di età, e spesso non determina nessun sintomo. L’infezione non lascia immunità, per cui il virus si può prendere più volte nella vita (si parla in questo caso di reinfezioni). Se l’infezione avviene in una donna per la prima volta durante la gravidanza, il virus può passare dalla madre al feto, determinando – solo in una in una minoranza di casi – una malattia fetale con conseguenze variabili (da minime fino a molto gravi e permanenti).
Dato che l’infezione non dà alcun sintomo, si può scoprire solo dosando gli anticorpi (anti-CMV) con un prelievo di sangue nella madre. L’utilità di questo test è però molto dubbia, e infatti gli esperti non raccomandano di effettuarlo durante la gravidanza, perché:

  • l’infezione nella madre non implica che l’infezione passi al feto;
  • l’infezione del feto può determinare danni fetali (di entità molto variabile) nel 3-6% dei casi di prima infezione materna, e molto più raramente nei casi di reinfezione; quindi anche se si ha una prima infezione nella gestante, il bambino nascerà perfettamente sano nel 94-97% dei casi;
  • spesso è difficile capire se per la donna si tratta di una prima infezione (più rara) o di una reinfezione (più comune e quasi del tutto priva di rischi);
  • l’infezione fetale si può dimostrare solo con una amniocentesi dopo la 21a settimana di gravidanza, quando non è ancora possibile stabilire se il feto riporterà danni e il ricorso all’interruzione di gravidanza non sarebbe più proponibile;
  • non esiste nessuna cura efficace fattibile in gravidanza e non è possibile proteggere il feto dall’infezione né da eventuali danni.

In queste condizioni, il test anti-CMV non fornisce nessuna informazione utile, e può causare un grave stato di ansia nella gestante, che nella grande maggioranza dei casi risulterà del tutto infondato, o indurre ad una interruzione di gravidanza.

Ritengo importante che le donne siano almeno informate prima di sottoporsi al test (nella mia esperienza spesso prescritto dai ginecologi senza nessuna informazione) in modo che possano decidere in libertà ed autonomia se farlo o no, perché si tratta di una decisione tutt’altro che banale e che può avere importanti conseguenze.

 

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